SANTENA Era stato dato per disperso. Per 66 anni del fante Luigi Tornato del 79° Reggimento “Roma” nessuno dei parenti aveva avuto altre notizie certe. Ora che madre, padre, fratello e sorella sono scomparsi da decenni, nipote e pronipote hanno trovato la sua tomba. «In famiglia s’è sempre parlato di questo zio Luigi di cui non si sapeva la sorte – racconta la vicenda Luisella Pollone, santenese doc, segretaria del sindaco – Nonostante molte ricerche, i suoi famigliari non sono riusciti a sapere nulla. Gli ultimi vaghi indizi erano l’internamento in un campo di prigionia tedesco. E poi che, liberato di lì, era finito nel Padovano. Ma di certo avevano solo quello scarno verdetto: disperso ». Era nato il 17 maggio del 1920 a Quaranti, ultimo paese dell’Astigiano. Poche decine di case arrampicate su un cucuzzolo dal quale nelle giornate limpide di può scorgere Acqui Terme. Per qualche tempo la guerra l’aveva risparmiato. «Per due volte alle visite militari l’avevano scartato perché troppo magro. Quando poi le cose si sono messe male e prendevano tutti, è stato arruolato. Penso a fine del ’42 o inizio ’43. I famigliari che lo sapevano non ci sono più da molto tempo. Padre e madre sono morti quando io ero ancora piccola. Questi particolari non me li raccontavano. Non so neanche dove e quanto abbia combattuto ». La svolta due anni fa. «Ad una commemorazione a Riva di Chieri in ricordo d’un partigiano trucidato lì, sulla lapide ho visto che c’era anche il nome d’un partigiano veneto ucciso con lui – racconta ancora Pollone – Così penso: chissà se anche lo zio Luigi è sepolto da qualche altra parte in Veneto? ». Parlando con un conoscente arriva un primo indizio utile. «Non ricordo neanche più chi mi abbia detto: «Se era un soldato ed è certo che sia morto nei pressi di Padova, a Noventa Padovano c’era un ospedale militare. Non c’è più, ma forse qualche documento da qualche parte nel Padovano c’è ancora ». Pollone non sa da dove cominciare. Le viene in aiuto la nipote Paola. «Mi dà il suggerimento giusto: se non c’è più l’ospedale militare, nel Municipio del paese forse qualche cosa si può ancora trovare. Telefono al Comune di Noventa. Si danno da fare in fretta. Rintracciano i vecchi documenti dell’ospedale militare. Ed ecco la risposta: Luigi era morto proprio lì. Il 14 agosto 1945. Di cosa non si sa; ma sicuramente per le sofferenze patite nel lager ». Ma nel cimitero del paese la sua tomba non c’è. La traccia sembra scomparire di nuovo. Invece da Noventa arriva un nuovo suggerimento. A Padova c’è un campo del cimitero tutto dedicato ai militari. «Senza molte speranze telefono al Comune di Padova. Racconto la storia. Mi richiamano solo due giorni dopo. Confermano: nel campo dei caduti per la patria sulla lapide della tomba 6 c’è il nome, Tornato Luigi ». Ma cosa è successo prima? Dov’era? La ricerca continua a Roma. Pollone contatta il Ministero della Difesa che si rivolge a Berlino. Il Colonnello Alberto Farullo dell’Ufficio di Collegamento Italiano a Bad Arolsen risponde il 5 ottobre dell’anno scorso. Il fante Luigi Tornato era stato catturato dalla Wehrmacht ma non si sa quando. Prima internato nel campo di prigionia M-Stalag XX B di Marienburg e poi deportato il 22 dicembre ’43 nel campo XII – A di Lindburg non lontano da Francoforte sul Meno. I prigionieri vengono liberati dagli Americani il 28 marzo 1945. Dalla Germania mandano anche una fotocopia del registro degli internati. Col numero 57780 c’è il nome di Tornato Luigi nato il 17 maggio 1920. E’ proprio lui. «Come poi sia arrivato dalla Germania a Noventa non siamo riusciti a saperlo – prosegue Pollone – Ma questo ormai conta poco. Ciò che importa è sapere dove riposa, che non è in una fossa comune. Se l’avessero saputo madre e padre che l’hanno pianto tanto senza sapere che fine avesse fatto sarebbe stata già una consolazione Da Padova ci hanno assicurato che dopo 66 anni la sua lapide è corrosa ma è una delle poche rimaste in piedi». Ora al fante Luigi Tornato è stata concessa la “Medaglia d’onore” «Mi è stata consegnata dal Prefetto, il 27 gennaio Giorno della Memoria, al Circolo Ufficiali di Torino. Mi ha accompagnata il sindaco Nicotra con la fascia tricolore. Oltre a noi c’erano altri 37 parenti di vittime dei lager». E ora potrà tornare a riposare nella sua Quaranti? «Purtroppo no – conclude Pollone – Da Padova hanno detto che non permettono di traslare i resti. I militari devono restare lì, tutti insieme. Non si vuol “smembrare” il ricordo. Ma il sindaco di Quaranti mi consente di mettere una targa sulla tomba di sua madre. Così, sia pur simbolicamente, possono tornare insieme »
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